I Treni Biellesi - Storia della Società Anonima Ferrovie Elettriche Biellesi
di Giacomo Marchiori
Formato: 24x22 cm, 132 pagine
Scrivere di treni e ferrovie nel Biellese oggi è come andare alla memoria di un passato in cui il progresso “cavalcava” sulle ali dello sviluppo industriale della nostra terra e di occasioni perdute che, oggi più che mai, angustiano chi quotidianamente vorrebbe che i collegamenti veloci “via ferro” rendessero meno isolata la nostra Città e la nostra Provincia.
Con rara competenza e approfondimento tecnico e storico, Giacomo Marchiori ripercorre la storia delle ferrovie biellesi con questo lavoro che, insieme, ci richiama al dovere di guardare con fiducia al futuro e ci costringe a fare i conti con le nostre incapacità del presente. Leggere la storia delle nostre tratte ferroviarie interne equivale ad approfondire le ragioni che hanno permesso a un popolo di pastori di trasformare le proprie radici contadine e artigiane nella più antica e duratura storia di rivoluzione industriale dell’Italia pre e post unitaria, ragioni che spiegano secoli di benessere, oggi messi a dura prova delle sfide del mondo globale. Dalla mitica Biella-Oropa alla breve storia della Grignasco-Coggiola, passando per la Biella-Mongrando, la Biella-Valle Mosso o la Biella-Balma, la storia delle ferrovie biellesi ha contribuito a unire la provincia di Biella al capoluogo, facendone il centro principale di tutti gli affari e di tutti i servizi del circondario. Il mito della gomma, le indubbie criticità del trasporto ferroviario, ritenuto lento e costoso, hanno cancellato, alla fine degli anni ‘50, una “rete” di infrastrutture ferroviarie che oggi, debitamente potenziata e riadattata, potrebbe aiutare non poco a decongestionare il traffico, contribuire ad un migliore impatto ambientale e a rendere anche attrattivo il territorio. Purtroppo indietro non si torna, ma riflettere sugli errori del passato impedisce di commetterne di nuovi, il che già sarebbe una gran cosa. Tutte considerazioni che emergono da questo dettagliato lavoro, in cui traspare non solo la diligente applicazione dello studente di ingegneria, ma anche la passione del bambino che si “innamorò” praticamente in fasce di un argomento che oggi lo vede competente divulgatore.
Non c’è futuro senza memoria e se anche quest’ultima dovesse diventare una sfida a perdere per l’attuale generazione rispetto a chi, in tempi molto più difficili e altrettanto privi di risorse pubbliche, sapeva trovare nelle difficoltà del presente gli stimoli per le future generazioni, beh...che almeno ci serva come monito.
Prefazione di Gianluca Susta