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Mosso, La B.V. Assunta

10,00 €

A cura di Monsignor Delmo Lebole e Lelia Zangrossi 

Formato: 22x22 cm, 32 pagine

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La diocesi di Biella conta sul suo territorio quasi cinquecento chiese. Oltre le chiese parrocchiali, che sono sempre le più vaste e più artistiche, innumerevoli sono gli oratori eretti nelle varie frazioni o in aperta campagna.

Ogni chiesa non è formata solo dai muri con le decorazioni pittoriche o in stucco, d’altari e balaustre di pregevoli marmi, di tele e di paramenti, ma da una sua dotazione di arredi sacri che, usati in poche solennità, sono per la maggior parte dei parrocchiani sconosciuti.

Mosso S. Maria può essere ritenuta la chiesa “madre” di tutto il Mossese. Tutte le parrocchie della vallata, (Veglio, Crocemosso, Vallemosso, Campore-Falcero) si sono formate e staccate dal suo territorio. La sua storia è ricca di avvenimenti e anche i suoi arredi non sono da meno.

Ciò che maggiormente colpisce sono le sue opere di scultura lignea uscite dallo scalpello di un quasi ignorato artigiano biellese, Gaspare Serra di Tollegno, che fan degna corona al monumentale altare maggiore in marmi policromi di Carlo Geronimo Argenti di Viggiù. La chiesa di Mosso è il trionfo della scultura lignea e marmorea settecentesca e segna quasi un unicum tra le chiese biellesi. Si comincia dalle porte della facciata, si ammira la gigantesca piramide del battistero, si giunge al pulpito con le statue degli Apostoli, che sembrano uscire dalle loro nicchie, ci si ferma in presbiterio, dove attorno all’altare dell’Argenti fa degna corona il barocco coro ligneo per finire in sacrestia, interamente rivestita di credenzoni elegantemente scolpiti.

Non basta soffermarsi da turista in questa chiesa, bisogna entrare con l'animo dell’artista. Allora, ogni oggetto viene quasi incontro al visitatore, si fa conoscere ed ammirare.

Nei grandi credenzoni della sacrestia sono conservati altri oggetti sacri di non minor valore: si tratta di ostensori, di calici, di paramenti settecenteschi, di finissimi broccati, di candelieri, di statue. È questa la parte più ignorata degli arredi, perché esposti e usati solo in alcune solennità. Sono altri capolavori, fatti eseguire in epoche di estrema povertà, quando la nostra gente rosicchiava castagne e stentava a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono i miracoli dei nostri avi, che trovano spiegazione solo nella loro grande fede.

C’è un ultimo reparto che fa parte del patrimonio della parrocchia di Mosso: la biblioteca. I parroci, fin da epoca antichissima, hanno dato inizio ad una biblioteca, composta da moltissimi volumi, una novantina dei quali, cinquecentine. Si tratta di opere non solo di carattere religioso, ma classico e letterario, che ci permette di conoscere gli studi a cui si dedicavano i Lateranensi biellesi. Non penso esista nel biellese un’altra biblioteca con così numerose cinquecentine, come quella di Mosso di la chiesa di Mosso S. Maria è una vera rivelazione.

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